7.1.10

Note di regia

Nel 1989, nel mio paese, cade la dittatura e inizia la democrazia. 
Quella del mio paese, è stata la più lunga e l’ultima dittatura latinoamericana.
Dopo il colpo di stato la gente però, non è stata chiamata ad eleggere un nuovo governo; e le principali cariche sono rimaste in mano alle stesse persone. 
La dittatura è stata rimossa così: in un solo gesto sono stati cancellati 35 anni di buio.
Io, che ho vissuto l’infanzia sotto il regime, dovrei avere tutti gli elementi per conoscere 
la ragione delle cose, ma di fatto non è così. Non riesco a ricordare oggettivamente i fatti. 
In realtà, credo di non aver mai sentito parlare di “dittatura” fino alla sua caduta; né a casa né a scuola; nonostante mia madre, mio zio e mio nonno, siano stati tutti prigionieri politici.
Dopo il cambio di governo, mio padre mi ha dato un diario scritto da suo fratello. 
Nel 1956, all’età di ventun anni, aveva partecipato ad un tentativo di colpo di stato.
In quell’episodio sono state deportate 1100 persone in campi di lavoro forzato nel deserto. 
Il diario scritto in forma di cronaca è un elenco di nomi, di luoghi e di numeri raccolti durante gli anni di detenzione. 
La lista serve a ridare senso logico a fatti indecifrabili, è uno strumento di riscatto attraverso cui si riafferma il diritto di esistere. Nella lista c’è un musicalità tragica, una sequenza, un respiro in cui vive una realtà ancora presente.

Nota


En el 1989, en mi país, cae la dictadura y comienza la democracia.
La de mi país, fue la más larga y última dictadura latinoamericana.
Sin embargo, luego del golpe de estado, los cargos de poder quedaron en manos de las mismas personas de siempre.
Es así como fue removida la dictadura, basto un gesto para olvidar 35 años de oscuridad. 
Yo, que viví la infancia bajo el regimen, tendria que poseer los elementos necesarios para conocer la razón de las cosas, pero de hecho no es así. No logro recordar los hechos de forma objetiva. 
En realidad, creo no haber escuchado el términe “dictadura” hasta su caída, ni en casa ni en la escuela, a pesar que mi mamá, mi tío y mi abuelo fueron presos politicos.
Luego del cambio de gobierno, mi padre me dio un diario escrito por su hermano.
En el 1956, a la edad de veintiún años, había participado en un intento de golpe de estado.
Como resultado de ese episodio fueron deportadas 1100 personas en campos de trabajo forzado.
El diario escrito en forma de crónica es un elenco de datos rigurosamente enumerados durante los años de detención. Es la evidencia física del intento de restituir el sentido lógico a hechos histórico-políticos que escapan a nuestro entendimiento por su complejidad. 
Las memorias escritas contienen el respiro en que vive una realidad todavía presente, y son a su vez, un instrumento de rescate a través del cual se confirma el derecho a la existencia.




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